Greg Rusedski, finalista agli US Open del 1997, ha recentemente affrontato le polemiche relative ai casi di doping che hanno coinvolto Iga Świątek e Jannik Sinner. Pur non mettendo in discussione l’integrità delle indagini condotte, l’ex numero 4 del mondo ha sottolineato come il vero problema risieda nella velocità con cui vengono gestiti casi simili per altri giocatori. Secondo Rusedski, il trattamento rapido riservato a Świątek e Sinner evidenzia un divario significativo tra i giocatori più noti e quelli meno privilegiati.
I casi di Sinner e Świątek: velocità e risorse chiave per la risoluzione
Quando Jannik Sinner è risultato positivo a uno steroide due volte nel marzo scorso, l’italiano ha rapidamente individuato la causa: una contaminazione accidentale dovuta a una crema applicata dal suo fisioterapista. Grazie a un’indagine tempestiva e approfondita, Sinner è riuscito a dimostrare la sua innocenza, evitando la sospensione provvisoria e riprendendo l’attività agonistica senza ulteriori conseguenze.
La situazione di Świątek è stata altrettanto complessa. La giocatrice polacca è stata informata di un test positivo a metà settembre, il che ha portato a una sospensione provvisoria di 22 giorni. Tuttavia, grazie a un’indagine altrettanto rapida ed efficiente, Świątek è riuscita a dimostrare che la contaminazione era dovuta a un integratore di melatonina che stava utilizzando per combattere il jet lag. La sospensione è stata successivamente ridotta a un mese, concludendosi rapidamente grazie alla collaborazione con l’ITIA (International Tennis Integrity Agency).
Reazioni dei fan e riflessioni di Rusedski
Un post su X (ex Twitter) ha difeso la situazione di Świątek e Sinner, sottolineando come le circostanze fossero diverse e la contaminazione non fosse dovuta a negligenza da parte dei giocatori. “Vedo persone lamentarsi perché Iga Świątek è stata sospesa per un mese mentre Jannik Sinner no. Iga ha ammesso di aver commesso un errore prendendo una pillola, mentre Sinner non ha preso nulla. La contaminazione è stata causata da una crema applicata dal fisioterapista. Basta lamentarsi, grazie”, ha scritto un fan.
Rusedski ha risposto al post, concordando con l’analisi ma evidenziando una problematica più ampia. “Tutto questo è vero, ma credo che il problema principale sia la velocità con cui vengono gestiti i test positivi. Altri giocatori si sono trovati nella stessa situazione, ma non è stata affrontata nello stesso modo. Come atleta sotto la giurisdizione della WADA, sei responsabile al 100% indipendentemente da come avviene la contaminazione,” ha osservato l’ex tennista britannico.
Accesso alle risorse: un privilegio per pochi?
Secondo Rusedski, la rapidità con cui sono stati risolti i casi di Świątek e Sinner è stata possibile grazie alle risorse a loro disposizione. Entrambi i giocatori, in quanto tra i migliori al mondo, hanno accesso a team legali di alto livello, laboratori avanzati e personale qualificato che può intervenire tempestivamente per raccogliere prove e dimostrare l’innocenza. “Non tutti i giocatori o i team hanno la possibilità di reagire così rapidamente con tutte le prove necessarie. Questo ha certamente aiutato un po’,” ha scritto un utente a Rusedski. “I giocatori vogliono che i casi vengano risolti rapidamente, quindi le persone non dovrebbero lamentarsi quando il processo è accelerato. Ogni caso è diverso.”
Rusedski ha ribadito che non ha nulla contro Świątek e Sinner, ma ha sottolineato l’importanza di garantire un trattamento equo a tutti i giocatori. “Sono stati fortunati a trovare la contaminazione così rapidamente. Hanno la fortuna di potersi permettere i migliori avvocati, laboratori e persone per aiutarli. Non dovrebbero tutti i giocatori professionisti avere un sindacato che li supporti nello stesso modo per avere la stessa procedura e protezione?” ha chiesto il britannico.
Świątek racconta la sua esperienza
Iga Świątek, cinque volte campionessa del Grande Slam, ha raccontato il difficile momento vissuto dopo essere stata informata del test positivo. La sua reazione iniziale è stata di shock e incredulità. “Abbiamo reagito immediatamente e collaborato con l’ITIA. La concentrazione rilevata era estremamente bassa, il che suggeriva o rendeva evidente che il campione fosse contaminato o che un integratore o un farmaco che stavo prendendo fosse contaminato,” ha spiegato Świątek in un video pubblicato su Instagram.
La polacca ha poi chiarito come il suo team abbia condotto test approfonditi sugli integratori e sui farmaci che stava assumendo. “I test hanno mostrato che la melatonina che stavo usando da molto tempo, il lotto che avevo con me e che avevo usato prima di Cincinnati, era contaminato durante la produzione. È stato uno shock scoprirlo, ma ha spiegato molte cose, e individuare la fonte è fondamentale in questi casi.”
Un problema di equità nel sistema antidoping?
Le osservazioni di Rusedski sollevano questioni importanti sul sistema antidoping nel tennis. Sebbene casi come quelli di Świątek e Sinner dimostrino che è possibile risolvere rapidamente situazioni complesse, resta il problema dell’equità per i giocatori con meno risorse. La proposta di un sindacato o di un’organizzazione che fornisca supporto a tutti i giocatori potrebbe rappresentare una soluzione per garantire che ogni atleta riceva un trattamento equo e tempestivo.
In conclusione, mentre Świątek e Sinner hanno dimostrato la loro innocenza, la vera sfida è creare un sistema più equo e accessibile per tutti i giocatori. Le parole di Greg Rusedski mettono in luce la necessità di riforme che possano garantire che ogni atleta, indipendentemente dalla sua posizione nel ranking o dalle risorse a disposizione, abbia la possibilità di difendersi in modo adeguato.