Mentre il mondo del tennis è scosso da un terremoto legale in questo 20 marzo 2025, la Professional Tennis Players Association (PTPA) si trova al centro di una tempesta, sfidando le istituzioni più potenti dello sport. L’organizzazione, fondata nel 2019 da Novak Djokovic, ha scatenato una bomba questa settimana con una causa contro ATP, WTA, Federazione Internazionale del Tennis (ITF) e l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis (ITIA), accusandole di abusi sistematici che da tempo affliggono i giocatori. Ma tra le 163 pagine di accuse esplosive, un nome spicca e divide: Jannik Sinner, numero 1 al mondo. Le sue vicende hanno acceso un dibattito infuocato, spingendo il direttore esecutivo della PTPA, Ahmad Nassar, a intervenire per chiarire la posizione del gruppo. Quello che emerge è un racconto avvincente di giustizia, potere e la lotta per un tennis più equo, in un momento cruciale per lo sport.
La causa, depositata presso tribunali di New York, Londra e Bruxelles, dipinge un ritratto inquietante delle federazioni tennistiche, descritte come un “cartello” che sfrutta i giocatori con calendari massacranti, guadagni limitati e un’applicazione arbitraria delle regole antidoping. Tra i tanti punti sollevati, il caso di Sinner diventa emblematico. Il campione italiano è risultato positivo due volte al clostebol, uno steroide vietato, a marzo 2024, ma ha evitato una squalifica immediata quando l’ITIA ha stabilito ad agosto che non aveva “colpa o negligenza”, attribuendo la contaminazione a uno spray da banco usato dal suo fisioterapista. Sinner ha poi trionfato agli US Open, ma l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha fatto ricorso, ottenendo a febbraio 2025 una sospensione di tre mesi che il tennista sta scontando. La PTPA ha usato questo episodio per denunciare incongruenze, sottolineando come il caso di Sinner sia stato risolto rapidamente rispetto ad altri giocatori meno noti, che spesso affrontano indagini interminabili.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Alcuni hanno accusato la PTPA di aver messo Sinner in cattiva luce, suggerendo che avesse ricevuto un trattamento di favore grazie al suo status e al suo silenzio su questioni più ampie. Il documento legale non ha aiutato, evidenziando come l’ITIA abbia “accettato immediatamente” la versione di Sinner, mentre per altri ha mostrato una “persecuzione ostinata”. Nassar è intervenuto per spegnere le polemiche: “Jannik è stato trattato ingiustamente,” ha dichiarato con fermezza, ribaltando la prospettiva. “Se una persona non ha colpa, come stabilito da ITIA e WADA, com’è possibile che il caso abbia richiesto quasi un anno per essere risolto e che si sia comunque conclusa con una sospensione di tre mesi ancora in corso?” Con queste parole, ha spostato l’attenzione dal giocatore al sistema, accusato di fallire tutti, dalle stelle ai gregari.
Il chiarimento arriva mentre il Miami Open prende il via oggi, con l’assenza di Sinner—fuori fino a maggio—che getta un’ombra sul torneo dove non potrà difendere il titolo. La causa non riguarda solo il doping: è un attacco frontale a uno sport che Nassar definisce “rotto”. I giocatori, sostiene, sono intrappolati in una stagione di 11 mesi, costretti a giocare sotto un caldo estremo o fino a tarda notte, guadagnando solo una frazione dei ricavi che generano, a volte appena il 15-20% nei tornei dello Slam. “La soluzione non è trattarlo in modo più ingiusto, come gli altri,” ha sottolineato Nassar, “né trattare gli altri giocatori con la stessa ingiustizia di Jannik. La nostra soluzione è trattare tutti i giocatori in modo equo.”
Il caso di Sinner diventa così un simbolo di un malcontento più profondo. La PTPA cita esempi come Tara Moore, giocatrice britannica di doppio che ha perso 18 mesi nonostante fosse stata scagionata, per dimostrare le disparità. Per una stella come Sinner, con risorse per una difesa solida, il processo è stato rapido—ma comunque lungo un anno. Per i meno noti, l’attesa può distruggere una carriera. Nassar sogna un fondo legale finanziato dai tornei e dagli Slam per garantire parità. “In un mondo ideale, ogni giocatore avrebbe risorse a disposizione, che possa permettersele o meno,” ha detto, pur ammettendo che la giovane PTPA, con soli sei anni di vita, non può ancora sostenerlo da sola.
Gli effetti della causa si fanno già sentire. Tra i firmatari ci sono nomi come Nick Kyrgios e Vasek Pospisil, co-fondatore con Djokovic, supportati da oltre 250 giocatori, inclusi quasi tutti i top 20. Le federazioni hanno risposto duramente: l’ATP accusa la PTPA di seminare “divisione e distrazione”, la WTA definisce l’azione “deplorevole e fuorviante”. Mentre la battaglia legale si profila, Sinner resta in silenzio, preparandosi al rientro a Roma a maggio. Il suo caso, giustamente o meno, è diventato il volto della crociata della PTPA—una lotta che potrebbe rivoluzionare il tennis o spezzarlo irrimediabilmente. Per ora, l’opinione pubblica è divisa quanto lo sport stesso, e la partita è appena iniziata.
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