Il 25 marzo 2025, il mondo del tennis ha rivolto lo sguardo su Jannik Sinner, il prodigio italiano di 23 anni la cui ascesa fulminea continua a sfidare ogni previsione. Anche mentre sconta una squalifica di tre mesi, Sinner ha inciso il suo nome nei libri di storia dello sport, superando un traguardo un tempo detenuto dal britannico Andy Murray. Il numero 1 del mondo ha ora regnato in cima alla classifica ATP per 42 settimane, eclissando le 41 settimane di Murray e consolidando il suo status come uno dei talenti più duraturi del tennis maschile, il tutto mentre affronta una controversia per doping che avrebbe potuto stroncare carriere meno solide. Questo straordinario traguardo, che si sviluppa sullo sfondo di avversità, dipinge un ritratto di resilienza, abilità e una presa salda sul vertice del tennis maschile.
Il percorso di Sinner fino a questo punto è una storia di trionfi oscurati da turbolenze. All’inizio di quest’anno, ha conquistato il titolo dell’Australian Open per la seconda volta consecutiva, annientando il tedesco Alexander Zverev in una masterclass a set consecutivi: 6-3, 7-6, 6-3. Quella vittoria a Melbourne ha aggiunto un terzo titolo del Grande Slam al suo crescente palmarès, rafforzando la sua reputazione di forza generazionale al fianco dello spagnolo Carlos Alcaraz. Tuttavia, proprio quando la sua stella brillava più intensamente, si è scatenata una tempesta. A febbraio, Sinner ha accettato una sospensione di tre mesi dopo essere risultato positivo al clostebol, una sostanza vietata, nel marzo 2024. La sanzione, un compromesso con l’Agenzia Mondiale Antidoping, lo ha costretto a saltare tornei chiave come Indian Wells e Miami fino al 4 maggio. Nonostante questa pausa forzata, i suoi rivali—Alcaraz e Zverev tra questi—non sono riusciti a sfruttare l’occasione, permettendo a Sinner di mantenere saldamente la posizione di numero 1.
La vicenda del doping è iniziata quasi un anno fa, quando due test hanno rivelato tracce di clostebol, uno steroide anabolico, nel sistema di Sinner. Inizialmente, ha evitato la punizione dopo che un tribunale indipendente ha accettato la sua spiegazione: la sostanza proveniva da una crema usata da un membro del suo team per curare un infortunio, trasferita involontariamente durante un massaggio. “Ho sempre accettato di essere responsabile per la mia squadra,” ha riflettuto Sinner, con parole che trasudano responsabilità. Ma il sollievo è stato di breve durata. L’agenzia antidoping ha fatto ricorso, spingendo per una squalifica fino a due anni. Dopo mesi di incertezza, è emerso un accordo. “Questo caso mi ha pesato per quasi un anno,” ha ammesso, rivelando il tributo che gli è costato. La pena di tre mesi, ha detto, è stata un modo per “risolvere queste vicende” e guardare avanti.
Questa risoluzione lo ha tenuto lontano dai campi ma non fuori dai riflettori. Mentre osserva dalla sidelines, le sue 42 settimane al numero 1—un periodo iniziato l’anno scorso—hanno ora superato il regno di Murray, che durò da novembre 2016 ad agosto 2017. Murray, tre volte campione del Grande Slam come Sinner, un tempo incarnava le speranze del tennis britannico con la sua determinazione ostinata e il suo gioco versatile. Ora, l’ascesa di Sinner segna un cambio della guardia. Quando tornerà a maggio, probabilmente all’Open d’Italia a Roma, è destinato a portare quel conteggio a 44 settimane, superando leggende come Ilie Nastase e Gustavo Kuerten. È un’impresa resa ancora più straordinaria dalla sua assenza, una testimonianza del vantaggio che ha costruito con una stagione 2024 dominata da una costanza senza pari.
Critici e tifosi si sono meravigliati di questo paradosso—come un giocatore escluso dalla competizione possa comunque scalare le classifiche storiche. La squalifica di Sinner, che gli risparmia la perdita di apparizioni nei Grandi Slam (tornerà per il Roland Garros), ha scatenato dibattiti. Alcuni la chiamano fortuna; altri, una mossa strategica magistrale del suo team. “È chiaro che Jannik non avesse intenzione, né conoscenza, né abbia tratto vantaggi competitivi,” ha insistito il suo avvocato, difendendo l’accordo che ha evitato conseguenze più dure. La Federazione Italiana Tennis ha salutato la vicenda come la “fine di un incubo,” prevedendo un’accoglienza da eroe quando tornerà sul suolo natio. Tuttavia, sussurri di favoritismo persistono, con detrattori che mettono in dubbio la clemenza concessa a una stella del suo calibro.
Per Sinner, lo sguardo è fisso sul futuro. La sua ultima partita, quel trionfo all’Australian Open, ha messo in mostra un giocatore al massimo della forma—mescolando colpi di potenza devastanti con una freddezza mentale oltre i suoi anni. Fuori dal campo, ha affrontato la tempesta con stoicismo, appoggiandosi a una squadra rinnovata dopo aver interrotto i rapporti con lo staff legato all’incidente del doping. Mentre si prepara per il rientro, il panorama del tennis si prepara al suo ritorno. Alcaraz e Zverev, nonostante le loro opportunità di strappare il primo posto, sono inciampati, lasciando intatto il vantaggio di Sinner. Quando metterà piede sulla terra rossa di Roma, o forse sui sacri terreni del Roland Garros, porterà con sé non solo il peso delle aspettative, ma la promessa di altri record da frantumare.
A 23 anni, Sinner sta già riscrivendo il copione della grandezza nel tennis. Superare Murray è solo un capitolo di una storia ancora in divenire—dove una squalifica di tre mesi, lungi dall’essere un ostacolo, è diventata una curiosa nota a piè di pagina nella sua scalata implacabile. Mentre punta al ritorno, la domanda non è se reclaimerà il suo trono, ma quanto più in alto volerà. Per ora, il mondo osserva, rapito da un campione che trasforma persino il silenzio in una dichiarazione di supremazia.
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